I cittadini europei e tutti coloro che vivono nell’Unione europea in modo temporaneo o permanente dovrebbero avere l’opportunità di partecipare al dialogo interculturale e realizzarsi pienamente in una società diversa, pluralista, solidale e dinamica, non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo.
(Decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento Europeo)
Il mediatore interculturale svolge attività di collegamento tra le culture straniere e le strutture, i servizi e le istituzioni locali e nazionali collaborando alla ricerca di risposte alle esigenze di integrazione degli immigrati. Presta la propria opera presso strutture e servizi, sia pubblici che privati (ASL, ospedali, consultori, scuole, centri di accoglienza, servizi socio-assistenziali, carceri, uffici pubblici sia statali che dell’amministrazione locale). Collabora con gli operatori dei servizi pubblici e privati affiancandoli nello svolgimento delle loro attività e partecipando alla programmazione degli interventi al fine di garantirne l’efficacia.
Determinazione n. 399/2000 Regione Piemonte
Educazione e scuola
School
and education
التعليم والمدارس
Cure sanitarie
health care
الرعاية الصحية
Casa delle culture
Giuliana Karunanayake
الوساطة بين الثقافات
La mediazione interculturale
La mediazione interculturale prevede attività finalizzate ad attivare processi virtuosi di dialogo e convivenza tra diverse componenti identitarie, culturali, religiose, etniche, di cui sono portatori singoli individui o piccole e grandi comunità di individui. Le attività di mediazione interculturale sono orientate a favorire processi di accoglienza e integrazione, nel rispetto dei fattori che contribuiscono a costituire l’identità dei singoli individui: tradizioni, linguaggi, religione, costumi e tradizioni. Questo processo di “mediazione” per essere avviato richiede opportune riflessioni teoriche e progetti realistici, che favoriscano processi di “incontro”, “dialogo” e “convivenza” nelle società europee, ed attivino forme di mediazione sostenibili delle esigenze di espressione identitaria di individui e comunità nel rispetto di principi etici e cultura delle democrazie occidentali.
I servizi di mediazione interculturale implicano la presenza di figure di mediatori interculturali non solo linguistici, ma anche professionalmente in grado di interagire come soggetti attivi nei processi di integrazione sociale e culturale: decisori politici, amministratori, funzionari pubblici, educatori ed insegnanti, medici e paramedici, leader e figure religiose. Le attività di mediazione interculturale sono infatti rivolte non solo verso le persone straniere per favorire il loro inserimento nel tessuto socio-culturale, ma anche verso i cittadini residenti per favorire processi virtuosi ed efficaci di accoglienza e capacità di scorgere nel rapporto con lo straniero, importanti risorse e opportunità di crescita e sviluppo.
Il Testo unico in materia di immigrazione
La mediazione interculturale, quale strumento per favorire l’integrazione degli stranieri sul territorio e la valorizzazione delle diversità, trova riconoscimento nel d.lgs. n. 286/1998 (Testo unico in materia di immigrazione).
Le figure di Mediatori interculturali stranieri
L’articolo 42 prevede misure di integrazione sociale per favorire “la realizzazione di convenzioni con associazioni regolarmente iscritte nel registro di cui al comma 2 per l’impiego all’interno delle proprie strutture di stranieri, titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a due anni, in qualità di mediatori interculturali al fine di agevolare i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi”. Il Piano per l’Integrazione nella Sicurezza approvato nel 2010 prevede la necessità di riqualificare la rete pubblica e privata dei servizi per il lavoro, attraverso la presenza di mediatori linguistici e culturali (pagg. 14-15), mettendo in rilievo l’opportunità di “servirsi di mediatori stranieri, persone cioè che si sono integrate a pieno in Italia e che possono aiutare nel percorso di integrazione i nuovi immigrati” (Pag. 18), e sottolineando la necessità di far rientrare la mediazione interculturale nell’ambito dei servizi socio-sanitari-assistenziali offerti, “anche attraverso l’assunzione di personale straniero che si è già integrato in Italia” (pag. 19).
Servizi di mediazione interculturale nella Scuola
L’articolo 38, in materia di istruzione degli stranieri ed educazione interculturale, prevede che con apposito regolamento siano adottate le disposizioni relative ai “criteri per il riconoscimento dei titoli di studio e degli studi effettuati nei Paesi di provenienza ai fini dell’inserimento scolastico, nonché dei criteri e delle modalità di comunicazione con le famiglie degli alunni stranieri, anche con l’ausilio di mediatori culturali qualificati”. Il regolamento di attuazione del Testo unico (art. 45 D.P.R. n. 394/1999) ha poi affidato al collegio dei docenti la formulazione delle proposte in ordine ai criteri e alle modalità per la comunicazione tra la scuola e le famiglie degli alunni stranieri, anche attraverso l’opera dei mediatori culturali qualificati.
La presenza dei mediatori interculturali è prevista, in primo luogo, in ambito educativo e scolastico, quale strumento di supporto al ruolo educativo della scuola. Muovendo da tali premesse, con Circolare n. 24/2006, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha definito i compiti della figura professionale, indicando le seguenti aree di intervento: accoglienza degli alunni stranieri, facilitazione del rapporto tra la scuola e le famiglie, agevolazione della comunicazione, orientamento scolastico e promozione dell’educazione interculturale, valorizzazione della lingua e della cultura di origine degli alunni stranieri.
Servizi di mediazione interculturale nella Sanità
Disposizioni aventi a oggetto il ruolo del mediatore interculturale si rinvengono anche nella normativa in materia sanitaria, dove riguardano sia la formazione di mediatori specializzati, sia la presenza degli stessi nelle strutture ospedaliere al fine di facilitare la rimozione delle barriere socio-culturali e l’accesso all’assistenza sanitaria. In quest’ambito, particolarmente significativa è la presenza dei mediatori interculturali nei contesti socio-sanitari che operano con le comunità di immigrati provenienti dai Paesi con tradizioni escissorie (si vedano la L. n. 7/2006 e il Decreto del Ministero della Salute del 17 dicembre 2007).