La cooperativa Mary Poppins in partnerariato con l’Associazione Emrinetwork di Bruxelles e l’Associazione Chemins des dialogues di Marsiglia, ha partecipato al bando Europa per i cittadini 2016 con il progetto FEMI, Forum Europeo di mediazione interculturale. L’ideazione e presentazione del progetto, a cura di Alessandra Luciano, si è svolta in collaborazione con l’Osservatorio sul Pluralismo religioso, diretto da Luigi Berzano, Sociologo delle religioni, del Dipartimento Culture Politica e Società dell’Università di Torino, ed ha altresì coinvolto l’Università Justo Rebaudengo di Torino.
Si tratta di un progetto destinato a lavorare su come proporre narrazioni e contro narrazioni finalizzate a contrastare gli stereotipi contro i migranti, il tutto per incoraggiare il dialogo e la comprensione reciproca (priorità tematica n. 1 del bando europee). Il progetto è stato presentato proprio appena prima che si svolgessero i tragici fatti di Bruxelles del 22 marzo, ciononostante si è orientato a prendere in considerazione secondo prospettive nuove il contesto storico del presente europeo e i fenomeni inaspettati che si erano resi evidenti con le azioni di giovani cittadini europei di seconda generazione protagonisti degli attentati di Parigi dell’autunno 2015. Nuovi aspetti sono infatti da considerare nelle attività (culturali, sociali, politiche, economiche) destinate a promuovere l’integrazione e il dialogo interculturale nelle comunità dei Paesi europei perché la questione del rapporto con l’islam e con le comunità musulmane europee assume priorità e specificità rispetto alle grandi questioni sociali, culturali e religiose inerenti i temi dell’integrazione e il dialogo. Infatti il progetto FEMI si è proposto di comprendere come impostare proficue attività di mediazione interculturale considerando che:
– dopo gli eventi terroristici di Parigi e Bruxelles, è prioritario comprendere come prevenire non solo la radicalizzazione di giovani musulmani di seconda generazione, residenti nei Paesi europei, ma anche quella di giovani europei affascinati dalla narrazione che la retorica della Jahad propone.
– in conseguenza ai fatti di Parigi e a quelli di Bruxelles si stanno altresì rafforzati gli stereotipi rivolti contro immigrati e richiedenti asilo di fede musulmana. Il rifiuto verso l’accoglienza dei profughi e migranti, sorretto prima del 13 novembre 2015 dalla motivazione economica e dall’impossibilità di offrire risorse già insufficienti per molti cittadini dei Paesi Europei, si è ulteriormente radicalizzato per paura del fondamentalismo religioso e del terrorismo, nonché per il timore di un’invasione culturale con cui dover fare i conti perché portatrice di valori percepiti come “altri” se non in “antitesi” con i valori laici e democratici delle comunità nazionali.
– la guerra in Siria e gli sconvolgimenti geopolitici del medioriente hanno altresì incrementato i flussi di profughi verso le frontiere europee, soprattutto musulmani, che fuggono da paesi lacerati da guerre in cerca di protezione ed asilo. A questi profughi si aggiungono i flussi di migranti economici del centro Africa, che cercano possibilità di vita in Europa fuggendo da fame e povertà. Questo fenomeno è destinato a segnare per molto tempo le frontiere europee e ad accentuare le tensioni, non solo di giovani musulmani di seconda generazione, ma anche di cittadini europei che si sentono minacciati da un fenomeno percepito come un’invasione destinata a mutare il volto e l’assetto sociale, culturale, religioso e politico delle comunità nazionali europee.
Il progetto FEMI ha progettato le attività da svolgere considerando che le iniziative per favorire il dialogo interculturale e l’integrazione saranno destinate ad impegnare i soggetti politici e le istituzioni europee e nazionali per un lungo periodo di tempo, ma che la necessità improrogabile sarà però quella di considerare che il generico impegno finalizzato alla sensibilizzazione dei cittadini ad un reciproco “atteggiamento” di apertura, fiducia e solidarietà non è e non sarà più sufficiente. Occorre infatti una più attenta e meditata analisi di come comunità culturali con specifiche identità e tradizioni religiose, potranno convivere in realtà europee. La scommessa in gioco è infatti “la possibilità” di conciliare la l’espressione di specifiche identità religiose e culturali con il rispetto e la pratica di quei valori laici e democratici che ispirano la convivenza e contraddistinguono l’identità culturale europea. Senza che questo significa abdicare a propri valori, o peggio a ghettizzare e considerare un tessuto sociale formato da comunità chiuse in propri confini culturali e territoriali. Perché azioni di mediazione interculturale possano avere efficacia, e rappresentare soluzioni stabili nel tempo, occorre che l’attività di mediazione sia preceduta da un lavoro di analisi approfondita sui contenuti che sono in contrattazione nel dialogo o possibile dialogo. Sono infatti in gioco visioni e prospettive che attingono a dimensioni religiose codificate attraverso linguaggi specifici e tradizioni secolari, che saranno sempre spesso oggetto di contrattazione tra comunità culturali e sulle quali si giocano delicati equilibri di convivenza civile e identitaria.