Un significativa presa di posizione del Belgio che dopo gli attentati del marzo 2016 ha creato una Commissione parlamentare per analizzare il ruolo del tessuto culturale che spesso costituisce l’humus dove si determinano poi scelte di radicalizzazione. Infatti le scelte verso la jihad non infrequentemente si formano in relazione a ideologie e “narrazioni” fondamentaliste veicolate attraverso le correnti religiose del wabbismo e salafismo. Nel suo recente rapporto la Commissione di esperti belga ha messo in discussione proprio il centro islamico di Bruxelles, la Grande Moschea, riconosciuta come promotore indiretto del jihadismo, constantando come nove jihadisti schedati avessero  frequentato un corso alla moschea. Da qui la raccomandazione di chiudere l’accordo di cessione dell’edificio all’Arabia Saudita per convertirlo in una moschea. E’ infatti proprio a partire dagli anni ’60 e ’70, sotto il sovrano saudita Faisal, che questo organismo ha favorito l’espansione di un Islam salafita e wahhabita non solo nel Medioriente, ma propagandolo anche nei Paesi in cui emigravano i musulmani: appunto l’Europa.

L’articolo della Fondazione Oasis propone una intervista al prof. Felice Dassetto professore emerito dell’Università cattolica di Louvain e fondatore del CISMOC, il Centro interdisciplinare di Ricerca sull’Islam europeo, partner del progetto Musulmani e non Musulmani, percorsi di integrazione e dialogo, vinto dalla Cooperativa lo scorso anno attraverso un bando FONCOOP.

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